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Nel sistema internazionale, l'Italia svolge in genere un ruolo da gregario all'interno dei gruppi di testa. Tuttavia, ci sono stati casi negli ultimi quarant'anni in cui il nostro paese è riuscito ad essere un leader della comunità internazionale. È a queste eccezioni che il presente studio guarda, con l'obiettivo di comprendere meglio le condizioni e i meccanismi attraverso i quali l'Italia riesce ad imporsi come potenza in grado di incidere sul cambiamento normativo internazionale. Il nostro paese ha sopperito alla sua mancanza di potere militare ed economico con una combinazione di strategia e tattica che ha visto nel partenariato pubblico-privato, la sinergia tra l'azione delle istituzioni pubbliche e quella non governativa delle organizzazioni della società civile, uno dei suoi punti di forza. Basato sull'analisi di documenti, nonché su interviste con i maggiori attori coinvolti (funzionari, esperti, attivisti), cosi come conversazioni ad hoc con tutti i Ministri degli Esteri degli ultimi 15 anni, il testo propone una nuova valutazione del contributo italiano agli affari internazionali, inquadrato nel contesto più ampio della global governance. Il libro esamina otto campagne transnazionali, sui temi della libertà di religione, la pace in Mozambico, la Corte penale internazionale, la moratoria sulla pena di morte, il divieto delle mutilazioni genitali femminili, la cancellazione del debito, la confisca dei beni criminali e i corridoi umanitari.